Tra le tante possibili applicazioni dei droni nel mondo del lavoro, una è tristemente d’attualità in questi giorni: l’ispezione dei luoghi dei disastri ferroviari, nella fattispecie il disastro di Pioltello. Dei droni sono stati infatti utilizzati, da alcuni esperti incaricati dalla Procura di Milano (in appoggio alla Polfer ma anche alla polizia scientifica e ai vigili del fuoco), il 28 gennaio scorso, a Pioltello. La località dell’hinterland milanese è stata, è ormai noto, l’infelice teatro del deragliamento del treno dei pendolari.

Vigili del fuoco a Pioltello

In questo incidente tre donne lavoratrici, dirette da Pioltello a Milano, hanno trovato la morte e altre quarantasei persone, tra studenti e lavoratori, sono rimaste ferite.
I droni sono serviti per fare dei rilievi sui 2,3 km che separano il “punto zero” del disastro di Pioltello (il punto in cui si è staccato il pezzo, di 23 cm, di binario incriminato e in cui, di fatto, è cominciato il deragliamento) dal punto in cui il treno, dopo aver attraversato in fiamme la stazione di Pioltello, si è fermato, a un km di distanza da essa, abbattendo prima tre pali e poi urtandone un quarto che ne ha determinato il definitivo arresto.

Treno deragliato a Pioltello

I risultati dei rilievi effettuati dai droni a Pioltello sono confluiti in una super perizia che ha costituito uno strumento fondamentale (assieme alle autopsie sui corpi delle tre vittime), per gli inquirenti, per procedere con le iscrizioni nel registro degli indagati e gli avvisi di garanzia. Tali avvisi di garanzia sono stati inoltrati a manager e tecnici di Trenord e Rete Ferroviaria Italiana (ma anche alla stessa azienda, in base alla legge sulla responsabilità degli enti) e sono cominciati a partire già dal 30 gennaio.
Molti sono gli elementi del disastro di Pioltello che sono stati attenzionati dagli esperti nel corso della perizia tecnica. Non solo il pezzo di rotaia che si è staccato e che è stato ritrovato a 20 m. dal “punto zero”; ma anche l’anomalia della tavoletta di legno trovata incastrata sotto la giuntura del binario in un punto così divelto da essere addirittura privo di un bullone. È stata rilevata anche la mancanza di quattro perni che fissano quella che in gergo ferroviario viene chiamata “piastra di giunzione”.
Non solo: i droni, con i loro sensori, hanno raccolto dei dati riguardanti anche la traversina distrutta e lo stato del carrello del terzo vagone del convoglio diretto da Pioltello a Milano. Il terzo vagone è infatti quello diventato ormai macabramente famoso (il primo ad essere uscito dai binari ma anche il teatro della morte delle tre donne che, da Pioltello, si stavano recando sul posto di lavoro a Milano). Successivamente, i droni hanno focalizzato l’attenzione dei loro “sensi” cibernetici proprio sui vagoni del convoglio regionale, gli stessi che sono poi stati rimossi dal luogo dell’incidente per consentire il ripristino del traffico ferroviario in quella tratta.
In un paese come il nostro in cui i responsabili dei disastri restano fin troppo spesso impuniti, il nostro auspicio è che la tecnologia oggi a nostra disposizione (in particolare quella dei droni) possa aiutare sempre più a far luce sulla dinamica degli incidenti e sui loro responsabili. Certo, meglio ancora sarebbe se i droni fossero utilizzati per un costante (e puntuale) monitoraggio dello stato delle linee ferroviarie al fine di prevenirli, i disastri. Ma forse per raggiungere questo obiettivo occorre una sensibilizzazione delle istituzioni verso la tecnologia e le sue applicazioni che è ancora di là da venire.